Bari, 06 marzo – “La UGL Puglia lancia l’allarme sulla situazione occupazionale della regione e chiede interventi urgenti per contrastare la precarietà lavorativa, la povertà e la fuga di giovani qualificati. Dopo l’analisi del report di UnionCamere ed incrociando i dati ISTAT, INPS e Ministero del Lavoro, riteniamo necessario e non più rinviabile accendere un faro di attenzione sulla condizione di salute del mercato del lavoro nel taccio d’Italia”. Questo è quanto ha dichiarato il Segretario Generale di UGL Puglia, Marcello Fazio.
L’analisi dei dati evidenzia un mercato del lavoro fragile, con una diffusa condizione di precarietà. Secondo quanto elaborato dal Ministero del Lavoro, nel periodo gennaio-settembre 2024 sono stati attivati 869.665 contratti di lavoro, che ha coinvolto 459.844 lavoratori. Di questi, l’80,8% è a tempo determinato di cui il 36,4% ha avuto una durata inferiore a 30 giorni. Addirittura, nel 2023 il 14% dei rapporti cessati è durato tra 1 e 3 giorni, dando piena evidenza della deriva precaria
I settori con il maggior numero di assunzioni sono agricoltura (36,5%), alberghi e ristoranti (19,6%) e servizi collettivi e personali (8,8%), comparti caratterizzati da bassi salari e forte stagionalità. La conseguenza è una retribuzione media lorda in Puglia inferiore alla media nazionale: 12,65 euro l’ora rispetto ai 14,79 euro italiani. Il complesso dei dati indica una condizione implosiva per l’economia del territorio regionale ed esplosiva per la tenuta sociale dello stesso.
Alla situazione occupazionale e retributiva, va aggiunto che nel 2025 oltre 11mila lavoratori pugliesi vedranno scadere gli ammortizzatori sociali senza certezze su eventuali misure di sostegno al reddito e soprattutto senza una chiara visione delle prospettive di ripresa economica. “Le istituzioni a tutti i livelli devono prendere atto dei dati e della situazione reale di questa Regione, che un tempo era caratterizzata da importanti distretti industriali, cancellata dai processi di globalizzazione”, ha affermato il Segretario UGL Puglia. “Un piano industriale, un piano di sviluppo economico capace di consolidare gli investimenti presenti, attraendo nuovi capitali è l’unica strada che può permettere una inversione di rotta – ha proseguito Marcello Fazio – Lavorare sul tessuto economico produttivo, però, non può essere scisso da una logica di superamento del precariato, come principale forma di assunzione, riconsegnando il diritto al futuro alle nuove e vecchie generazioni. Non è più rinviabile il confronto, per riportare nella centralità dell’agenda economica delle Istituzioni, la riduzione del divario sociale tra ricchi e poveri”.
Il diritto al futuro, permetterebbe di frenare quella emorragia che vede , dalle proprie terre, in cerca di opportunità migliori: negli ultimi 20 anni, oltre 550mila cittadini pugliesi hanno trasferito la propria residenza in altre regioni o all’estero. La riduzione della popolazione, stimata dall’ISTAT in un calo di 750mila unità entro il 2050, rischia di innescare una spirale negativa: meno persone, meno crescita economica, meno occupazione, ulteriore emigrazione.
A questa analisi, è necessario chiarire i punti cardine sui quali UGL Puglia si batte e chiede un serrato confronto con tutte le parti istituzionali e con il mondo imprenditoriale, per costruire un percorso sistemico con chiari obiettivi ed un percorso sinergico tra tutti i soggetti sociali che intendono diventare concreti protagonisti di un cambiamento. Tra i vari temi sottolineiamo con forza la necessità di ripensare alle politiche attive del lavoro, riportando al centro un modello di formazione capace di portare i lavoratori fuori dal limbo degli ammortizzatori, consegnando loro sapere e competenze immediatamente spendibili nel mercato del lavoro. E’ necessario che la formazione sia strettamente correlata alla certificazione delle competenze, sia in una chiave di efficienza nell’investimento di risorse pubbliche, sia per migliorare la competitività sul mercato. Un piano industriale pugliese, attraverso il quale l’ente Regione possa immaginare il rilancio del settore manifatturiero, anche attraverso investimenti nella ricerca e sviluppo di tecnologie capaci di generare valore aggiunto ed appetibilità di mercato, con il conseguente aumento dei salari che rappresentano il vero perno di una economia sana. Inoltre riteniamo che le politiche di attrazione degli investimenti siano dirette a ridurre la pressione fiscale, altro elemento necessario per una migliore gratificazione salariale, prevenendo sia il fenomeno della delocalizzazione produttiva in territori oltre adriatico, sia il conseguente e già analizzato fenomeno della migrazione dei giovani. Infine, crediamo che sia il momento di sottoscrivere un protocollo sugli appalti, capace di interrompere l’aspirale del gioco al massimo ribasso e del correlato fenomeno dei sub appalti, valorizzando il ruolo dei CCNL e dei connessi diritti, disinnescando, peraltro, le derive di risparmio sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.