Bari, 22 ottobre 2025 – I dati dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Puglia relativi al primo trimestre 2025 fotografano una realtà occupazionale che continua a essere dominata dall’instabilità contrattuale, dalla stagionalità e dall’assenza di prospettive stabili per migliaia di lavoratori. Una situazione che UGL Puglia denuncia con forza, poiché rappresenta una delle cause principali della drammatica crisi demografica e dell’esodo dei giovani dalla nostra Regione.
Nel primo trimestre 2025 sono stati attivati 290.000 contratti di lavoro, un dato che potrebbe apparire positivo se non fosse che oltre l’80% di questi è a tempo determinato, con una durata spesso brevissima. Il 45,1% dei rapporti cessati non supera i 30 giorni e solo il 13% raggiunge un anno di durata. “Siamo di fronte a un mercato del lavoro che ha fatto della precarietà il proprio modello dominante”, ha dichiarato il Segretario Regionale di UGL Puglia, Marcello Fazio. “Non possiamo continuare ad accettare che migliaia di lavoratori pugliesi vivano nell’incertezza permanente, senza la possibilità di progettare il proprio futuro. Questo utilizzo distorto e sistematico delle forme contrattuali flessibili tradisce lo spirito dell’ordinamento italiano, che prevedeva il contratto a tempo determinato come strumento transitorio e limitato, non come regola generale”.
I settori trainanti dell’economia pugliese – agricoltura, ristorazione, commercio e costruzioni – sono caratterizzati da una fortissima stagionalità che alimenta un turnover incessante. Il 66,8% delle cessazioni avviene per scadenza naturale del contratto a termine. L’agricoltura da sola rappresenta oltre il 40% delle nuove attivazioni, caratterizzate prevalentemente da braccianti agricoli, notoriamente impiegati solo in alcuni momenti dell’anno. La parte restante delle nuove attivazioni, invece, è da individuare tra camerieri, commessi e manovali: profili professionali a bassa qualificazione esposti a un’instabilità cronica. “Questo modello produttivo non crea sviluppo duraturo, ma alimenta l’incertezza e l’impossibilità di costruire il futuro“, ha aggiunto il Segretario Regionale. “I nostri lavoratori meritano dignità e stabilità, non un’eterna altalena tra lavoro e disoccupazione determinata dalla logica della stagionalità e della sostituzione continua”.
“Ma c’è un aspetto ancora più grave e drammatico della precarietà che dobbiamo denunciare con forza”, ha proseguito il Segretario Regionale di UGL Puglia. “La precarietà del lavoro diventa una determinante rispetto al rischio per la sicurezza dei lavoratori, troppo spesso chiamati ad eseguire le proprie mansioni in condizioni limite, nella speranza che la continua disponibilità e l’assenza di pretese sia la strada per guadagnare la tanto desiderata stabilità occupazionale. Il lavoratore precario, consapevole della fragilità del proprio rapporto di lavoro, tende a non far valere i propri diritti, ad accettare condizioni di lavoro inadeguate, a non denunciare situazioni di pericolo per paura di perdere quel contratto che, per quanto breve e insufficiente, rappresenta l’unica fonte di reddito. Questa dinamica perversa mette a rischio la vita stessa dei lavoratori e crea un clima di ricatto inaccettabile in un Paese civile”.
A fronte di questa massiccia presenza di lavoro precario, i contratti a tempo indeterminato rappresentano appena il 7,3% delle nuove attivazioni, pari a 21.046 contratti su oltre 290.000. Le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato, rappresentano il 13% del totale, evidenziando una difficoltà strutturale nel mantenere posizioni lavorative stabili. “La progressiva scomparsa del lavoro di qualità dalla nostra Regione è un segnale che non possiamo ignorare”, ha rimarcato il Segretario Regionale di UGL Puglia. “Il contratto a tempo indeterminato deve tornare a essere la forma contrattuale prevalente, non un’eccezione riservata a pochi fortunati. Senza stabilità non c’è futuro per nessuno, e soprattutto non c’è sicurezza. Un lavoratore stabile è un lavoratore che può far valere i propri diritti, che può dire no a condizioni di lavoro pericolose, che può pretendere il rispetto delle norme sulla sicurezza senza temere ritorsioni”.
I dati occupazionali si intrecciano drammaticamente con la crisi demografica della Puglia. La denatalità non è un fenomeno isolato, ma la conseguenza diretta dell’impossibilità per i giovani di costruire un progetto di vita stabile. “Come si può pensare di mettere su famiglia quando non si ha la certezza di avere un lavoro stabile tra un mese?”, ha dichiarato il Segretario Regionale. “La denatalità che sta colpendo la Puglia non è un destino ineluttabile, ma il risultato diretto delle politiche del lavoro degli ultimi anni. Se non offriamo ai nostri giovani prospettive concrete, come possiamo pretendere che costruiscano una famiglia?”.
Negli ultimi vent’anni, oltre 70.000 giovani pugliesi under 39 hanno lasciato la regione Un terzo di questi giovani è laureato ed ha scelto di emigrare verso il Nord Italia o l’estero in cerca di opportunità lavorative dignitose e prospettive di crescita che qui non trova. “Abbiamo assistito ed assistiamo a un esodo biblico delle nostre migliori risorse umane”, ha affermato con preoccupazione il Segretario Regionale di UGL Puglia. “I nostri giovani, formati con fatica e investimenti pubblici, sono costretti a cercare altrove quello che la Puglia non riesce a offrire. Questa è una sconfitta per tutti noi e un impoverimento drammatico del nostro tessuto sociale ed economico”.
“Serve un cambio di rotta radicale, serve la volontà politica di investire nella stabilità occupazionale, nella formazione di qualità, nei salari dignitosi. Altrimenti continueremo a veder partire i nostri figli migliori e a contare nascite sempre più rare”.
“Di fronte a questi dati, UGL Puglia chiede alle istituzioni regionali un impegno concreto e immediato”, ha concluso il Segretario Regionale. “È indispensabile promuovere la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, incentivando l’utilizzo dei contratti a tempo indeterminato e contrastando con fermezza l’abuso delle forme contrattuali precarie. Dobbiamo sostenere l’occupazione giovanile di qualità, con percorsi di inserimento stabile, formazione adeguata e retribuzioni che permettano di costruire un progetto di vita. Dobbiamo contrastare la stagionalità e valorizzare settori produttivi che generino occupazione duratura e qualificata. Dobbiamo garantire la piena tutela della sicurezza sul lavoro, condizione che può essere realizzata solo attraverso la stabilità contrattuale e l’eliminazione del ricatto della precarietà. E soprattutto, dobbiamo invertire la tendenza alla denatalità e all’emigrazione, offrendo ai giovani pugliesi la possibilità di restare e costruire il proprio futuro nella propria terra. La Puglia non può permettersi di continuare a perdere le proprie migliori risorse umane. Senza un lavoro stabile e di qualità, non ci sarà futuro per questa regione. È il momento di agire, prima che sia troppo tardi”.