Bari, 22 ottobre 2025 – All’indomani dell’incontro “Fabbisogni previsionali dei settori S3 in Puglia” organizzato dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro alla Fiera del Levante, UGL Puglia rilancia con forza il tema della formazione professionale come strumento indispensabile per affrontare le transizioni in atto nei settori produttivi regionali. ​

Le analisi presentate da Intellera Consulting e discusse nei tavoli di lavoro facilitati da Lattanzio KIBS confermano ciò che UGL denuncia da tempo: la transizione ecologica e digitale sta ridisegnando completamente i profili professionali richiesti dal mercato del lavoro, ma il nostro sistema formativo non è strutturato per rispondere a questa domanda. “Il problema non è solo che siamo in ritardo”, dichiara Marcello Fazio, Segretario Regionale di UGL Puglia, “il problema è che continuiamo ad accumulare ritardo mentre il mercato del lavoro corre a velocità doppia. Quando finalmente ci accorgiamo che servono determinate competenze, queste sono già superate dalle successive innovazioni. Questo gap temporale tra l’individuazione dei fabbisogni e la formazione delle competenze è la vera emergenza che nessuno vuole affrontare con la necessaria urgenza”. ​

Il settore Tessile, Abbigliamento e Calzature pugliese – concentrato nei distretti di Lecce, BAT e Bari – mostra un incremento del 27% nelle richieste di soft skill legate al lavoro in team e del 16% per l’adattabilità al cambiamento. Ma questi numeri fotografano una realtà già in movimento da anni. Nel frattempo, centinaia di lavoratori hanno perso il posto proprio perché le loro competenze non corrispondevano più a quelle richieste, e altrettante imprese hanno chiuso o delocalizzato perché non trovavano sul territorio le professionalità necessarie. Il disallineamento tra gli annunci di lavoro e la tassonomia ESCO evidenzia che le imprese cercano profili ibridi con competenze in crafting, gestione dei cicli produttivi sostenibili, digitalizzazione e lingue straniere, ma l’offerta formativa resta ancorata a schemi tradizionali che rispondono a esigenze di dieci anni fa. ​

“Parliamoci chiaro”, incalza Fazio, “quando un’analisi ci dice che oggi servono determinate competenze, sta fotografando una situazione che le imprese più innovative vivono già da tre o quattro anni. Significa che abbiamo già accumulato un ritardo strutturale di almeno un triennio. E mentre noi discutiamo di come organizzare i corsi, il mercato si sposta verso nuove competenze che intercetteremo, se va bene, tra altri tre anni. Il fattore tempo non è secondario, è l’elemento dirimente tra un futuro di crescita e una desertificazione industriale del nostro territorio”.

Nel settore Automotive – che concentra il 78% delle attivazioni nelle province di Bari, Taranto e Lecce – la situazione è ancora più drammatica per la velocità della transizione tecnologica. Crescono del 19% le soft skill legate al teamwork, mentre tra le hard skill aumentano drasticamente le richieste di competenze in automazione, meccatronica, elettronica e sistemi di ricircolo. Ma quanti meccanici tradizionali hanno ricevuto formazione su veicoli ibridi ed elettrici, sistemi ADAS, software di diagnostica avanzata? Praticamente nessuno. Nel frattempo, la produzione automobilistica italiana è crollata del 17,3% nel primo semestre 2025, con una contrazione del 31,7% nella produzione di autovetture.​

Stiamo assistendo a un paradosso drammatico”, sottolinea Fazio. “Da un lato imprese che non trovano lavoratori qualificati e sono costrette a rallentare la produzione. Dall’altro lavoratori disoccupati o in cassa integrazione che vorrebbero riqualificarsi ma non trovano percorsi formativi adeguati. In mezzo un sistema di formazione professionale che si muove con i tempi della burocrazia mentre il mercato corre con i tempi dell’innovazione tecnologica. Questo scollamento temporale sta distruggendo il nostro tessuto produttivo”.

L’incremento degli annunci di lavoro nel primo trimestre 2024 segnala un possibile mismatch che rischia di esplodere nei prossimi mesi. Le specializzazioni più richieste devono integrare competenze che fino a cinque anni fa non esistevano. Ma i centri di formazione hanno iniziato solo ora a ragionare su come strutturare questi percorsi. Tra progettazione, approvazione, reperimento fondi e avvio effettivo passeranno almeno altri due anni. Nel frattempo le imprese chiudono, i lavoratori restano senza prospettive e il territorio si impoverisce. ​

“Come sindacato non possiamo più limitarci a registrare passivamente questo ritardo”, dichiara con determinazione il Segretario Regionale. “Dobbiamo pretendere un cambio di paradigma radicale. Non possiamo più permetterci un sistema che impiega tre anni per rispondere a un fabbisogno espresso oggi. Serve un meccanismo di risposta rapida, agile, capace di attivare percorsi formativi in tempi compatibili con le esigenze delle imprese e dei lavoratori. Altrimenti continueremo a rincorrere un treno già passato, e il risultato sarà la desertificazione industriale della Puglia”.

UGL Puglia chiede alla Regione Puglia, al Dipartimento Politiche del lavoro e ad ARTI interventi immediati che ribaltino questa logica del ritardo. Serve un potenziamento degli ITS Academy con percorsi progettati, approvati e avviati in non più di sei mesi dall’individuazione del fabbisogno. Voucher formativi immediati per i lavoratori del TAC e dell’Automotive. Accesso automatico a percorsi di riqualificazione per chi è in cassa integrazione. Partnership operative tra centri di formazione e imprese che partano dalle esigenze concrete, non da programmi standardizzati obsoleti. Revisione urgente dei programmi degli istituti tecnici per includere competenze digitali e sostenibilità. Potenziamento immediato dei servizi di orientamento utilizzando gli strumenti di Labour Market Intelligence già disponibili. ​

“Il tempo è la variabile che fa la differenza tra successo e fallimento delle politiche del lavoro”, insiste Fazio. “Non possiamo accettare che tra l’individuazione di un fabbisogno e l’erogazione della formazione passino anni. In quel lasso di tempo decine di aziende chiudono, centinaia di lavoratori perdono il posto, migliaia di giovani emigrano. Ogni mese di ritardo costa posti di lavoro reali, imprese reali, futuro reale per le nostre comunità”.

L’Osservatorio del Mercato del Lavoro, finanziato dal PNRR, è uno strumento prezioso che fornisce dati solidi sulle trasformazioni in atto. Ma non può limitarsi a fotografare il presente. Deve diventare il motore di un sistema di risposta rapida ai fabbisogni formativi, traducendo i dati in azioni concrete nel giro di settimane, non di anni.​

“La Regione Puglia ha una responsabilità storica”, conclude Marcello Fazio. “Può scegliere di continuare a gestire la formazione con i tempi del Novecento, condannando il territorio alla desertificazione industriale. Oppure può avere il coraggio di una vera rivoluzione: procedure snelle, decisioni rapide, sperimentazioni immediate, correzioni in corso d’opera. Come UGL Puglia siamo pronti a collaborare, ma pretendiamo che venga avviata subito. Perché domani, nel mercato del lavoro contemporaneo, significa già troppo tardi. Il fattore tempo è l’elemento dirimente tra un futuro di crescita e una desertificazione industriale. Ogni giorno che passa è un’opportunità persa, un’impresa che chiude, un lavoratore che perde la speranza. Non possiamo più permettercelo“.