Bari, 06 ottobre 2025. “L’occupazione ha raggiunto in Italia il record di 24,2 milioni di occupati, ma sarebbe un errore gravissimo per il governo nascondersi dietro questi numeri e dichiarare chiusa l’emergenza lavoro,” denuncia con forza il Segretario Regionale UGL Puglia, Marcello Fazio. “Dati ISTAT più recenti lo dimostrano chiaramente: il lavoro stabile diminuisce, cresce solo la precarietà e l’autonomia forzata, mentre l’erosione della forza lavoro per via del declino demografico minaccia di mettere in ginocchio il sistema produttivo e lo Stato sociale stesso. Parlare di successo mentre milioni di giovani e donne restano esclusi dal mercato del lavoro e dai diritti è una presa in giro inaccettabile”.
Secondo i dati più recenti riferiti alla Puglia, la precarietà occupazionale resta una grave piaga strutturale della regione. Nel secondo trimestre 2025, su oltre 1,3 milioni di occupati pugliesi, quasi il 23% risulta inserito in forme di lavoro non standard – tra contratti a termine, tempi parziali involontari e collaborazioni atipiche – contro una media nazionale del 17%. Il part time involontario coinvolge circa 90.000 lavoratori, la maggior parte donne e giovani. La regione registra uno dei tassi di disoccupazione giovanile più elevati del Paese, attestandosi al 33,2%, con punte superiori al 40% nelle aree interne e nelle province di Foggia e Taranto.
È doveroso inoltre sottolineare che in Italia, in attesa di rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), si trovano circa il 45% dei lavoratori dipendenti, con particolare concentrazione nei comparti del pubblico impiego e della sanità. La mancata conclusione dei rinnovi non solo priva milioni di lavoratori di adeguati riconoscimenti retributivi e normativi, ma alimenta il disagio economico e sociale in fasce già esposte alla precarietà. Il Governo delle responsabilità, come datore di lavoro principale, dovrebbe dare l’esempio procedendo rapidamente ai rinnovi nel pubblico impiego e pretendere che anche le associazioni datoriali private interrompano pratiche rinviate strumentalmente solo per mantenere bassi i salari dei propri dipendenti. È giusto ricordare che la stasi contrattuale, insieme a potere d’acquisto ridotto e salari stagnanti, contribuisce direttamente al rallentamento economico e produttivo dell’intero Paese.
“Da troppo tempo ci trasciniamo una questione salariale che trova solo risposte parziali e insufficienti dagli ultimi provvedimenti legislativi,” incalza Fazio. “Ma il vero problema è la drammatica diffusione dei part time involontari, dei contratti precari, dei salari da fame e di un modello economico che impedisce ai lavoratori di essere i primi fruitori dei beni e servizi che essi stessi contribuiscono a creare. La produttività non si può aumentare tagliando sulle persone: così si alimentano solo insicurezza, migrazione e disagio sociale”.
Oltre 220.000 assunzioni in Puglia nel 2025 sono state a termine o part time, pari al 56% del totale, mentre il lavoro stabile cala dello 0,8% rispetto al 2024. L’indice di povertà lavorativa, cioè la quota di occupati che restano sotto la soglia di povertà pur avendo un impiego, ha superato l’11%, in crescita rispetto agli anni precedenti. I settori più colpiti dalla precarizzazione sono il turismo, i servizi alle persone, l’agricoltura e la logistica.
“Le imprese e la pubblica amministrazione soffrono già la difficoltà di reperire manodopera qualificata,” prosegue Fazio, “e nei prossimi dieci anni rischiamo di assistere a un esodo biblico: 6,1 milioni di persone usciranno dal mercato del lavoro senza una reale compensazione. E sono già 1,4 milioni i Neet e 7,8 milioni di donne escluse dal lavoro – una vergogna nazionale che richiede risposte immediate, non annunci e promesse. Serve una vera politica per attrarre, integrare e valorizzare i talenti, non solo aumentare le quote di lavoratori stagionali o badanti, ma rafforzare i diritti e la stabilità per tutti”.
Nel 2025, i Neet (giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano) in Puglia sono circa 180.000, il 22,8% di questa fascia d’età, quasi il doppio rispetto alla media UE. Il tasso di occupazione femminile pugliese resta fra i più bassi d’Italia, fermo al 44% contro il 62,6% nazionale, con forti disparità tra province costiere e aree rurali.
“Nessuno si illuda che l’intelligenza artificiale risolverà questa crisi – è una scommessa ad alto rischio che non giustifica la rinuncia alle politiche attive per il lavoro e la dignità delle persone. Ad agosto 2025, il calo degli occupati e la crescita degli over 50 pongono un’ulteriore allerta: il tasso di occupazione è sceso al 62,6%, la disoccupazione giovanile vola al 19,3%, e quella della forza lavoro cresce soprattutto tra gli under 50 e tra i giovani. È la conferma che servono interventi strutturali, non propaganda”.
In molte province pugliesi, la quota di lavoratori ultra-cinquantenni cresce rapidamente, mentre la fascia under 30 rappresenta ormai meno del 17% della forza lavoro regionale. Il rischio di desertificazione produttiva e sociale è acuito dalla fuga di oltre 8.000 giovani pugliesi ogni anno verso Nord Italia ed estero.
“L’UGL Puglia non accetta che il futuro dei lavoratori sia sacrificato sull’altare della precarietà,” conclude Fazio. “Pretendiamo contratti stabili, salari dignitosi, politiche vere per giovani, donne e lavoratori qualificati. Senza coraggio, senza rispetto per chi crea valore ogni giorno, la Puglia e l’Italia rischiano di perdere la propria anima sociale e produttiva. E noi continueremo a combattere perché il lavoro torni ad essere davvero al centro dello sviluppo, non solo nei comunicati ufficiali ma nella vita concreta delle persone”.